Custodire la “luce” [2]

suor Patrizia Graziosi
Vegliate a occhi aperti per custodire la luceNoi siamo “luce”, ma nel nostro cammino di ogni giorno sentiamo di essere un intreccio di splendore e di tenebra.

E viviamo una lotta incessante per tenere la luce al riparo dai venti contrari che la possono offuscare (cfr. MP XIII,6). Quante illusioni possono attraversare e catturare la nostra vita. Ma Gesù chiama tutti noi a divenire figli della luce e figli del giorno.
Essere luce è un dono dello Spirito che va custodito. E il “custode” ha cura del bene che gli è affidato e lo protegge come qualcosa di fragile e di prezioso.Allora “vigilate” (prenez garde, state attenti), “vegliate” con gli occhi spalancati è l’invito che attraversa le massime di padre Médaille. I credenti devono essere “i signori della veglia, gli insonni di Dio”. “Se il cristiano rifiuta di guardare la luce, cammina verso una morte lenta; non può crescere né costruirsi in Cristo” (frère Roger di Taizé).
Volgete lo sguardo alla luce per ricordare la misura di infinito al quale il vostro cuore è chiamato. “Abbiate sempre davanti agli occhi il fine sublime della vostra vita…” che è Cristo (MP I,1) ci esorta padre Médaille. Basta poco, infatti, per nascondere la luce o non vederla. Il rabbino Nahman di Braslaw indicò a un suo discepolo il sole e gli chiese di mettersi la mano davanti al viso. Il discepolo lo fece. "La tua mano è piccola, eppure riesce a coprire completamente la luce dell'immenso sole. Così come la mano può avere il potere di nascondere il sole, la mediocrità ha il potere di nascondere la luce interiore".
Proprio al fine di contrastare la tiepidezza dello spirito, padre Médaille invita a tendere al “sempre più”, il “magis” ignaziano, in un cammino sovente faticoso, ma in salita perché il desiderio di Dio ci sospinge. [1] [2] [3]