Irradiare “luce” [3]

suor Patrizia Graziosi
Irradiare luceNell’antico mondo romano c’era un servo che aveva un compito tutto particolare: quello di precedere il padrone tenendo una torcia ben alta per illuminargli la strada.

Era chiamato il servus lampadarius. Anche il discepolo di Gesù è chiamato a tenere accesa e alta la fiamma del Vangelo e a diffondere la sua Luce per fare strada a Cristo nel cuore delle persone. Come dice Gesù: la lucerna accesa non va posta sotto il moggio, bensì sul candelabro perché faccia luce a tutti quelli di casa (cfr. Matteo 5,15). Basta un piccolo lume a spezzare l’oscurità, allora “nella vita non dobbiamo fare faville, non dobbiamo fare scintille, dobbiamo fare luce. E la luce si può fare anche nel silenzio” (Tonino Bello).
Padre Médaille sa bene che la luce del Vangelo si fa strada attraverso la vita. Non è possibile portare luce, là dove non c'è, se non si è accesi. Nel suo libro di preghiere, così si rivolge al Signore: “Fa’, o Gesù, che io sia una fedele immagine di Te” (EC II, IX). Il verbo che egli usa è dinamico: “Che io mi formi…”. È come se una fiamma interiore, ardendo senza spegnersi mai, imprima in una vita fragile e segnata dal limite, il “sigillo” che si è di Cristo. E questo richiamo le persone lo sentono.
Ricordate, allora, che “la gente è più vivamente toccata dagli esempi santi che dalle parole” (MP XI,4). “Altro ricordo non ho da darvi che un invito alla santità. La gente non si lascia più convincere dalla nostra predicazione; ma di fronte alla santità, ancora crede, ancora si inginocchia e prega” (I. Schuster). Vivete, dunque, della luce di Cristo perché raggiunga il cuore delle persone: è un invito a comunicare la bellezza di un incontro, capace di dare gusto, senso e direzione all’esistenza quotidiana. [2]  [1]

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Padre Jean-Pierre Médaille

Padre Médaille (versione moderna) Padre Médaille (versione moderna)Immagine stilizzata