Relazione e Vita Consacrata

suor Odile Ramanampisoa, Aosta
Relazione e Vita ConsacrataSabato 18 novembre 2023, ho vissuto una bella giornata insieme a una cinquantina di sorelle di 7 congregazioni diverse, presso le suore dell’Istituto a Torino.

La psicologa, Simona Pagano, ha svolto il tema della “Vita Consacrata”, mettendoin evidenza l’importanza della vita comunitaria. Come consacrate, la nostra vocazione è un’iniziativa di Dio. Ciascuna di noi è chiamata, con la sua umanità, a rispondere in modo sempre più libero, maturo e autentico.
Condivido alcuni interrogativi, con le relative risposte, che mi propongo di approfondire.
Perché la vita fraterna è difficile?
La vita comunitaria vive nel fragile equilibrio di tenere insieme aspetti diversi. Il senso di appartenenza, cioè fare parte di una comunità, di “un noi”. Questo implica la vita in comune, la condivisione, il cercare il bene delle une e delle altre.
È possibile dare vita e fraternità dove si vive?
La comunione di vita è prima di tutto un dono che riceviamo contemplando la Trinità e partecipando all’Eucaristia. Nella Trinità c’è rispetto, amore che permette di essere “persone”, ma “in comunione”. L’amore trinitario si realizza nello spazio che c’è tra le tre persone, spazio che separa e nello stesso tempo unisce. Spazio in cui fiorisce il miracolo della relazione, dell’incontro, dell’amore, dell’amicizia, della fraternità… Nelle nostre relazioni dobbiamo capire che tra me e l’altro c’è uno spazio sacro da tutelare e rispettare. È in quello spazio che noi possiamo vivere la comunione a immagine della comunione trinitaria. La comunione di vita, oltre a essere un dono, è anche un compito. Quindi è importante, curare la relazione, fondamento della vita personale e comunitaria. Ognuno di noi è frutto infatti delle relazioni che ha avuto… Senza relazioni, non cresciamo, non maturiamo… Nella relazione ci sono due aspetti fondamentali: lo sguardo e l’ascolto.
Lo sguardo
Il bambino quando nasce non ha nessuna coscienza di sé... è l’altro che segna il suo confine. Lo sguardo altrui gli permette di percepirsi… Il bambino, dunque, non cresce solo con il latte materno, ma anche con lo sguardo della madre. Gesù guardava tutti con benevolenza e grande rispetto. Così ha guardato l’adultera peccatrice… Dallo suo sguardo, ognuno era restituito alla sua dignità di persona. Lo sguardo di Dio ci dice che siamo preziosi, degni di stima e amati: ci dà una nuova forma. È appunto questo sguardo che ha risvegliato la parte più autentica di noi. Non cresciamo da soli: c’è sempre uno sguardo che ci aiuta. Curare lo sguardo sulla mia interiorità è molto importante. Più sarà abitata da Dio, più il mio sguardo sull’altro sarà come lo sguardo di Gesù.
L’ascolto
L’ascolto apre e crea relazione. Senza ascolto non c’è relazione. Tante volte, nelle nostre comunità, quello che fa difetto è appunto l’ascolto. Come posso dialogare se non aspetto con rispetto la risposta dell’altro?

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