Tra il Tabor e la realtà

una “cristiana”
La fatica a testimoniare la fede«Ho provato sgomento, mi sono immedesimata nei servi mandati dal padrone a prelevare il raccolto della vigna.

I primi sono stati massacrati, però quando sono andati non sapevano di morire. Ma i secondi sapevano che fine avrebbero fatto. Io mi sento un po’ come loro. Oggi sono qui su questo “Tabor”, il weekend della parola a Villa S. Pietro di Susa, e domani torno a casa, nella realtà di vita, nel mondo. Come cristiana, mi sento sola ne mio ambiente. Devo stare zitta, come cristiana, tenere un basso profilo. Ci sono tanti atei, altri che seguono religioni non cristiane e si sentono più forti dei cristiani.
Faccio anche fatica a testimoniare la mia fede. Mi sono ritrovata negli apostoli che si addormentano, perché è duro essere fedeli. C'è lo scontro e la difficoltà ad andare controcorrente. Gesù prende per mano il cieco e lo accompagna: una certezza che dona speranza. Quindi, noi che scendiamo da questo “Tabor”, scendiamo nella realtà, chiediamo questo al Signore: “Prendici per mano e abbi pazienza se inciampiamo, ci addormentiamo, continua ad accompagnarci…».

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