Chi sei, Signore? [3]

di m. Patrizia Graziosi

Luci ed ombre avvolgono la nostra vita e sovente siamo a corto di fiducia.

Dentro questo buio siamo raggiunti dalla parola di Padre Médaille: “Non considerate mai gli imprevisti, per quanto spiace­voli, come contrarietà... Se li considerate come espressioni della dolce e affettuosa Provvidenza di Dio Padre ver­so di voi, li amerete con tenerezza e li accoglierete con molto piacere” (MP VII,3).
Il termine tradotto con “piacere” è in francese “agrément” ossia “gradimento”. Padre Médaille ci suggerisce di accogliere (prenez) gli imprevisti come un dono che si gradisce perché viene dalle mani di un Padre che ci ama. “Non capisco le tue vie, ma tu sei l’unico che sa quale sia la mia strada” (D. Bonhoeffer).
Credere non è fiducia cieca, è fidarsi di Qualcuno che è fedele, quindi affidabile. E se la nostra strada è a fisarmonica, fatta di passi avanti e di ritorni, non cessa di risuonare in cuore la Voce a noi familiare: “Dio è fedele nel mantenere le sue promesse” (MP XII,3). Allora sono nella pace perché Tu sei mio Padre; se anche camminassi in valle oscura, non temerei alcun male, perché Tu sei con me (Sl 22,4); come un bambino in braccio a sua madre, così è l’anima mia (Sl 130,2). E la fiducia torna ad abitare la vita e, con la fiducia, la consegna di sé: “Offritevi a Dio senza riserva” (MP IX,6).
Padre Médaille suggerisce che la domanda corretta non è: Dio, chi sei? ma: in quale Dio pongo la mia fiducia? Sembra quasi che egli, guardandoci negli occhi, ci dica: “Dopo tanto cercare e indagare con la mente, affidati al tuo cuore perché è con il cuore che si crede”. [1] [2]