Religiosi e migrazioni

di suor Graziella Zocchi

Ricco, veramente ricco il Convegno organizzato dalle ONG dei Passionisti, delle Suore di...

S. Giuseppe, degli Agostiniani e dei Vincenziani, tenutosi a Roma, dal 22 al 24 febbraio.
Questo “laboratorio” ci ha offerto l’opportunità di condividere le nostre esperienze, illuminandole con le maggiori conoscenze di “esperti” nel settore; di metterci, quindi, nelle condizioni di indirizzare meglio i nostri sforzi, in modo che la nostra risposta sia più efficace e più efficiente.
Un proverbio africano dice: “Se unisci le ragnatele di un ragno, puoi imbrigliare un leone”.
Il leone di cui parliamo è molto, molto forte ma la speranza di imbrigliarlo non può venire meno.
Il leone, abbiamo ribadito, sono le cause e queste ci toccano da vicino, ne siamo parte anche noi.
Oggi abbiamo un’inversione di rotta: il terzo mondo povero, sfruttato, reso violento dalle ingiustizie, dalle guerre non riesce più a sopportare la situazione disumana in cui, in grandissima parte, si trova a dover vivere.
A noi tocca offrire loro condizioni di vita più umana, organizzando l’inevitabile accoglienza e disponendoci tutti a pagare di persona.
Al di là degli intensi momenti rappresentati dalle dure testimonianze dell’onorevole Cécile Kyenge, Blessing, Awais e dalle competenti esposizioni di tutti i relatori, quella che per me è stata l’acquisizione più forte è che questa non può più essere considerata una “emergenza”; questa ormai sarà la nostra “ordinarietà” per decenni alla fine dei quali ci ritroveremo un popolo nuovo, diverso, se più o meno felice dipenderà da come conduciamo oggi l’accoglienza e l’integrazione.