Scommettere sull’immigrazione

di suor Rosalba Scaturro, Chambéry
Migranti: le suore di San Giuseppe di Chambéry, in Italia, scommettono sull’integrazione.

L’indirizzo è chiaro: bisogna lavorare per favorire l’accoglienza e l’integrazione dei migranti. Bisogna spezzare quell’immagine di pericolo e minaccia che si sta diffondendo sull’immigrazione. Complice la crisi economica e una percezione eccessiva dei flussi migratori verso l’Italia. In questo contesto, la Commissione Giustizia e Pace della delle suore di San Giuseppe di Chambéry ha invitato tutta la congregazione ad attivarsi nel biennio 2017-2018 per creare ponti che favoriscano l’ospitalità e l’accoglienza.
«Dobbiamo imparare a vivere insieme a chi ha fedi e culture diverse - spiega Margherita Siano, persona di contatto della Provincia italiana con la Commissione internazionale di Giustizia, Pace e Integrità del Creato (Jpic) -. Questo senza trascurare quegli italiani che hanno più bisogno e che sono tanti. Siamo convinti che sia possibile fare qualcosa per tutti e si possa favorire l’incontro». Un invito che suor Maria Cristina Gavazzi, superiora provinciale, ha fatto suo, chiedendo alle consorelle di organizzare iniziative con i migranti.
Tra i primi a rispondere ci sono stati i volontari del Csj Missioni che il 26 gennaio 2017, giorno di santo Stefano, hanno organizzato, insieme alla parrocchia di Fisciano (SA), un pranzo con le comunità Spar della zona. Un pranzo al quale hanno partecipato bosniaci, siriani, nigeriani e numerosi nordafricani, ma anche volontari e amici dell’organizzazione. «Tutti insieme - osserva suor Clementina Copia - eravamo una novantina. È stata una bella giornata di amicizia. Un’iniziativa che ha fatto scattare la solidarietà di tutta la nostra comunità che si è fatta carico di tutte le spese». A Fisciano l’impegno continuerà per tutto l’anno. «Il 27 gennaio - continua suor Clementina - i volontari del Csj si incontreranno nuovamente per riflettere su come organizzare nuove iniziative e continuare a favorire l’incontro e l’ospitalità che favoriscano l’integrazione».
L’esempio di Fisciano non è rimasto isolato. Ad Acerra (NA), il pomeriggio del 28 dicembre 2017, la comunità delle suore di San Giuseppe ha organizzato una tombolata alla quale hanno partecipato amici, persone con cui collaborano le suore e anche stranieri invitati dai Centri di ascolto Caritas (in particolare dalla mensa diocesana e dal doposcuola). «È stata un’iniziativa semplice - spiegano gli organizzatori -, ma significativa. È stato un primo passo per cominciare a tessere relazione e a stringere legami “solidali”. Un modo per amare non a parole, ma con i fatti».
In autunno, a Ceprano (FR) le suore di San Giuseppe avevano accolto una mamma rumena e i suoi due figli piccoli, vittime di violenza famigliare. Con le suore, la donna e i bambini avevano ritrovato nella comunità la serenità perduta. Dopo un breve periodo, la famiglia è stata trasferita al Centro antiviolenza di Ferentino (FR) ma, nel periodo natalizio, la comunità si suore ha voluto comunque far festa con loro e li hanno invitati nuovamente. Anche perché i due bambini si sono legati in maniera del tutto speciale alla comunità, trovando in loro delle simpatiche «nonnine» con il velo che li riempiono di affetto e di attenzioni.
La comunità del Casaletto (Roma), che dal 2014 ospita regolarmente gruppi di giovani rifugiati inviati dal Centro Astalli dei gesuiti, la vigilia di Natale 2017 a cena, ha ospitato due dei tre giovani rifugiati attualmente presenti, i quali hanno trascorso la serata in compagnia delle suore, cogliendo così l’occasione opportuna per raccontare qualcosa della loro vita. Un giovane rifugiato della Guinea, che è stato accolto nella casa di campagna per diversi mesi nel 2017, avendo ottenuto il ricongiungimento familiare con la moglie e i due figli, è andato a vivere in appartamento in piena autonomia. Così le suore gli hanno fornito l’arredamento della casa insieme a tutte le suppellettili necessarie, quali stoviglie, pentole, bicchieri, posate, tovaglie, lenzuola, asciugamani, coperte, piumoni e quant’altro ci sia bisogno per vivere in una casa. Le iniziative continueranno nel corso del 2018. Un prossimo appuntamento sarà una giornata da trascorrere insieme, suore e rifugiati, durante il tempo del Carnevale.
Anche la Casa generalizia è scesa in campo. «Da tempo - spiega suor Mariaelena Aceti - coltiviamo un amicizia con una coppia di trentenni senegalesi, Mohamed e Fatima, che hanno abitato nella casa messa a disposizione per l’accoglienza dei rifugiati al Casaletto. Mentre vivevano con noi siamo diventati amici e, pur avendo lasciato la casa ed essendosi trasferiti, siamo sempre in contatto. A Natale 2017 ci siamo visti. Con loro è un’amicizia intensa. Ci ritroviamo spesso a parlare di Dio e non ci fa alcun problema come lo chiamiamo, ha lo stesso volto».

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