Con i “Migrantes”

di suor Gemma Dalmasso, Cuneo
«È stata una celebrazione molto coinvolgente, molto diversa dalle nostre.

È la prima volta che partecipo a una Messa così, mi sono commossa!». Così dice Anna, che era con noi nella Chiesa di San Giovanni Bosco il 14 gennaio 2018. La parola giusta per esprimere come a Cuneo si è vissuta la “Giornata del migrante e del rifugiato” è proprio questa Celebrazione. Non ci sono state tavole rotonde, dibattiti o spettacoli per parlare dei migranti o dei problemi dei profughi, ma una celebrazione animata da loro, i migranti e i profughi. Così hanno potuto fare dono alla Chiesa e alla comunità civile di un aspetto della ricchezza e della bellezza della diversità di culture, che convivono con noi.
Protagoniste di questo evento le comunità cattoliche presenti sul territorio: africana, filippina, albanese, quella dello Sri lanka e dell’America del Sud. Monsignor Piero del Bosco, vescovo delle diocesi di Fossano e di Cuneo, ha presieduto la celebrazione della Messa.
Preghiere, canti festosi e coinvolgenti, ma anche danze hanno reso quest’Assemblea una ‘festa’. Le donne dello Sri Lanka hanno dato il benvenuto e la benedizione al Vescovo offrendogli la collana; la comunità filippina ha accompagnato il libro della Parola all’altare con la leggerezza e la bellezza dei loro costumi; il canto e la danza ritmata dai tamburi della comunità africana hanno ridato all’offertorio il suo senso più vero.
Queste comunità, che da più di 15 anni si ritrovano fedelmente a celebrare la loro fede nella lingua e nello stile proprio del loro paese, sono certamente una piccola realtà, ma sono un dono per noi. Le ringraziamo di cuore.
Abbiamo fatto l’esperienza che ci è stata suggerita all’inizio: i migranti sono una ricchezza, una risorsa e, come afferma Papa Francesco: «Non arrivano da noi a mani vuote, portano un carico di coraggio, capacità, energie e aspirazioni, oltre ai tesori delle loro culture native, e in questo modo arricchiscono la vita delle nazioni che li accolgono».
La celebrazione ha regalato a tutti i partecipanti il sorriso, lo stupore, la gioia. La pluralità delle lingue, la vivacità dei costumi, i canti, le danze, i riti simbolici, manifestazione di una fede genuina e semplice, espressione di vitalità e di freschezza, eco di una preghiera scaturita dalla vita hanno fatto vibrare il nostro cuore e lo hanno aperto alla speranza di un mondo più ricco e più bello proprio perché accogliente.

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