1° Maggio 2020

di madre Petra Urietti
1° maggio: san Giuseppe lavoratoreCarissimi e carissime, come state?... In casa o fuori casa, il tempo passa: passa comunque, vero?... E in questo tempo in cui molti hanno perso il lavoro...

e molti rischiano di perderlo, ci chiediamo, tra l’altro, se ha ancora senso parlare della festa dei lavoratori…
In realtà più che della “festa” sentiamo il bisogno di parlare, anzi, di guardare a Colui che la Chiesa ha proclamato Patrono dei lavoratori: san Giuseppe. A Lui presentiamo tutto il mondo del lavoro: quello che c’è, quello che pare sul punto di svanire e quello che proprio non c’è più …
Forse dentro portiamo però anche una domanda (il cui punto interrogativo finale è come un amo che ci trapassa non tanto il palato, come fossimo pesci, ma soprattutto il cuore e lo appende a un filo di canna da pesca, che fa paura per la sua fragilità…): “…ma san Giuseppe può fare qualcosa?...”.
Siamo sinceri: quante volte abbiamo sperimentato che veramente Lui ha fatto più che qualcosa nella nostra vita! Ci ha protetti, guidati, consolati, spinti e spronati a metterci in piedi anche nella notte e ad agire con fiducia grande non nelle nostre forze, ma nella mano provvida del Buon Dio!
Non verrà Lui, lo Sposo di Maria, a cercarci un posto di lavoro o a risolverci i problemi che, soprattutto in questo oggi così complesso e buio, sorgono a ritmo incalzante. Siamo noi a dover, momento per momento, farci artigiani di solidarietà e condividere il tanto o il poco che abbiamo con chi ha più bisogno. A volte, potremo anche trovarci noi stessi nella situazione di chi ha veramente bisogno. Allora l’unica condivisione possibile sarà il “metterci in fila con gli altri”, ma metterci in fila come cristiani. E ciò farà già una enorme differenza!
Comunque il sapere che accanto a noi vi è il Falegname di Nazareth che insegnò al Figlio di Dio un mestiere, di certo è un dono e una forza inestimabile! >>Continua in PDF1° maggio 2020: Lettera di madre Petra UriettiVedi o scarica il testo con le immagini.