di Fabiola Megna, Aosta
“Ogni storia umana ha una dignità insopprimibile” (dal Messaggio di papa Francesco per la GMDCS). Credo sia la parola più forte che in questo tempo ricorderò.
Ogni storia e ogni giorno di ciascuno possiedono dignità. Penso allora ai ragazzi che quotidianamente ci sono affidati nel loro percorso di crescita; penso ai nostri vicini di casa a volte scorbutici; immagino gli amici migranti conosciuti per caso; porto in questa frase i campi profughi palestinesi che, in un viaggio di molti anni fa, ho visitato; metto tutte le vittime di abusi e soprusi di qualsiasi tipo. E se ci uniamo nel pensiero, arriviamo a comprendere e ricordare tutto il mondo.
Ricordare è un verbo importante. È il nostro legame con l’angolino che l’encefalo ha predisposto per la memoria. Ogni graffito di eventi passati è tessuto tra affetti, sentimenti ed emozioni. Quando ne evochiamo uno, quando lo proiettiamo davanti ai nostri occhi, riemergono con forza quella commozione e quel turbamento di un tempo. Ecco! Noi siamo i nostri ricordi, siamo una storia (non una cronaca) abitata da relazioni e da eventi. È esattamente in essa in cui - sono convinta - riconosciamo chi siamo. Ognuno nel proprio racconto, cerca e trova.
Allargando gli orizzonti non possiamo non vedere nella storia di una comunità la sua identità. Credo che uomini e donne di oggi, tu, io, un americano, un olandese, russi, cinesi, sudafricani, brasiliani, tutti, dovremmo ricordare il cammino collettivo, degno e illuminato che ci ha condotti all’oggi, mattoncino di storia per domani. Dobbiamo recuperare ciò che ci ha preceduti e la sua narrazione.
Come credente sento ancora più forte questo invito: è lì, nella concretezza del tempo, di una vita e di una comunità dove il nostro Dio ha scelto di trovarci e ricordarci.
Allora sì, la storia è luogo e tempo eletto per svelare l’identità, propria e di un popolo, e per incrociare relazioni (e la Relazione) sempre vive e autentiche.