Fratelli tutti: una scossa alle coscienze [2]

di suor Maria Giovanna Titone, Chambéry
Enciclica di papa Francesco: "Fratelli tutti"
Con questa lettera al mondo, papa Francesco torna a scuotere le nostre coscienze, a chiederci di guardarci dentro,...

di scoprire la mentalità violenta e usurpatrice, da briganti, che ci abita. Come anche l’irresponsabilità, la fretta, la superficialità e la mancanza di empatia di cui siamo impregnati, tanto quanto il sacerdote e il levita. Ci chiede di uscire allo scoperto, di farci iniziatori di cambiamenti, di non attendere il soccorso degli altri, di farci noi per primi soccorritori e, così, anche profeti, costruendo cammini che diano anche ad altri la possibilità di conoscere e fare il bene. Come il samaritano che si ferma, appresta le prime cure, ma poi affida l’uomo aggredito dai briganti alle cure più certe dell’albergatore, senza lavarsene le mani, ma con la fiducia di chi sa che solo insieme si può fare!
Non posso non essere d’accordo con chi dice che questo lungo testo ridonda di quelle che sono conquiste a cui la società civile tende già da secoli, evidenziando come la Chiesa in questo processo sia rimasta parecchio indietro. Penso alle tante realtà umanitarie istituzionali o private che operano in rete facendosi prossimo di tanti sorelle e fratelli che cercano dignità. Ecco perché mi sento di invitarvi a leggere questo testo con uno sguardo capace di autocritica per riconoscere che la Chiesa cattolica per prima ha bisogno di risvegliare il suo spirito samaritano!
Ci siamo ridotti a relazioni di piccoli gruppi, dimenticando – come, invece, ci ricorda il Pontefice al n. 89 – che “è impossibile capire me stesso senza un tessuto più ampio di relazioni”. “La nostra relazione, se è sana e autentica, ci apre agli altri che ci fanno crescere e ci arricchiscono” (n. 8). “Nessuno matura né raggiunge la propria pienezza isolandosi” (n. 95).
Tutti pungoli alle nostre poche e insicure certezze. Tutti tasselli per “pensare e generare un mondo aperto”, per costruire una cultura della cura, della tenerezza, dell’incontro, del dialogo, della fraternità e dell’amicizia sociale. Non un élite culturale, ma una cultura che riguardi ogni popolo, proprio il popolo che papa Francesco tanto ama.
Espressioni tanto più evocative in un tempo in cui ci viene chiesto responsabilmente di stare distanti, e in cui tali distanze rischiano, però, di frammentare ulteriormente le divisioni che abitano la nostra società.
La fraternità e l’amicizia sociale di cui parla Francesco, non nascono dalle nostre buone intenzioni, ma dalla coscienza di essere figli di un Padre buono, “soltanto con questa coscienza di figli che non sono orfani si può vivere in pace tra noi” (n. 272).
“A partire dalla nostra esperienza di fede e dalla sapienza che si è andata accumulando nel corso dei secoli, imparando anche da molte nostre debolezze e cadute, come credenti delle diverse religioni sappiamo che rendere presente Dio è un bene per le nostre società. Cercare Dio con cuore sincero, purché non lo offuschiamo con i nostri interessi ideologici o strumentali, ci aiuta a riconoscerci compagni di strada, veramente fratelli” (n. 274).
Sentiamolo rivolto a noi stessi: “Va’ e anche tu fa’ cosi”! (Lc 10, 37). ...Segue da [1] [2]

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