Quel che ci dice il silenzio di Giuseppe (2/9)

di padre Joseph-Marie Verline
 Silenzio di GiuseppeI Vangeli sono particolarmente discreti, a proposito di Giuseppe: solo Matteo e Luca lo citano direttamente;...

Marco tace del tutto e Giovanni non lo cita che due volte soltanto, indirettamente: «Gesù, figlio di Giuseppe» (Gv 1,45; 6,42). Il suo nome è indissolubilmente e per sempre unito a quello di Maria e di Gesù in una comune missione: rendere possibile, con la partecipazione delle loro rispettive libertà, la salvezza del genere umano: «Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù» (Mt 1,6).
Il silenzio di Giuseppe
I racconti ispirati non ci precisano né il luogo né la data della sua nascita; egli non ha lasciato alcuno scritto, e il Vangelo non ci riporta neanche una delle sue parole. Poiché Giuseppe non dice alcunché – o meglio: poiché i Vangeli non ce ne tramandano testimonianza –, è dunque all’ascolto del suo silenzio che siamo invitati. È però questo un silenzio eloquente, forse a immagine del Silenzio del Padre, il quale non parla che per il dono del Figlio, mediante la bocca del Figlio, con l’offerta del Figlio.
[…] il silenzio di Giuseppe ha una speciale eloquenza: grazie ad esso si può leggere pienamente la verità contenuta nel giudizio che di lui dà il Vangelo: il «giusto» (Mt 1,19).
Bisogna saper leggere questa verità, perché vi è contenuta una delle più importanti testimonianze circa l’uomo e la sua vocazione. Giovanni Paolo II, Redemptoris custos 17
Il Cherubino che veglia
Ben più di Mosè o Elia, san Giuseppe ha vissuto alla presenza di Dio: si può anzi dire che nessun uomo sia stato tanto profondamente a contatto col Dio fatto uomo e con Colei da cui Egli ha preso la carne. Nell’Antico Testamento, Dio ha voluto fissare il luogo della sua presenza in mezzo al suo popolo nell’Arca dell’Alleanza, figura della Vergine Maria – cassa protetta da due Cherubini, i quali a loro volta potrebbero essere visti come figura di san Giuseppe (e forse di san Giovanni): i due grandi santi che sono stati chiamati a vegliare attentamente sulla prima e sulla seconda parte della vita della Santa Vergine, scelta dall’Eterno per porvi la sua dimora.
Dalla contemplazione al silenzio della meraviglia
Nell’ordine della gerarchia celeste prima vengono gli Angeli, gli Arcangeli, i Principati, poi le Potenze, le Virtù e le Dominazioni; infine i Troni, i Cherubini e i Serafini. Se gli Angeli e gli Arcangeli sono molto impegnati nell’azione al servizio di Dio, come nella Chiesa lo sono tutti i missionari e gli apostoli, i Cherubini appartengono alla prima gerarchia dei nove Cori degli Angeli, i quali – essendo totalmente rivolti a Dio – sono tanto uniti a Lui, e tanto immersi nella contemplazione del suo mistero, che se ne restano quasi silenziosi, come i religiosi e i contemplativi. Il silenzio di san Giuseppe e quello di san Giovanni, che tanto tardò a dare forma scritta al proprio Evangelo, dicono senza dubbio qualcosa di questo primato della contemplazione e dell’unione a Dio, che devono essere tenuti per fondamentali, quale che sia la propria specifica vocazione cristiana. Dio preferisce noi alle nostre opere, quali che esse siano, e infatti Maria, ancor più della sua omonima di Betania, ha scelto «la parte migliore» (Lc 10,42), come san Giuseppe. «Chi non ha guida nell’orazione – ci dice santa Teresa d’Avila – prenda a modello questo glorioso santo, e non rischierà di smarrirsi» (Vita, 6).
I Cherubini sono pure quelli che custodiscono la porta dell’Eden perduto (Gen 3,24), e l’accesso all’albero della vita. La Chiesa, chiamata a guidare i nostri passi, ci addita sempre più chiaramente Giuseppe, nei nostri tempi e a partire da quelli di Pio IX, che nel 1870 lo aveva proclamato patrono universale della Chiesa.
>>Tratto da Aleteia: Quel che ci dice il silenzio di Giuseppe (2/9) (aleteia.org)

Condivisione

FacebookTwitterWhatsappPinterest