...devozione a san Giuseppe 9/9

Joseph-Marie Verlinde
Devozione a san GiuseppeLa devozione a san Giuseppe si è sviluppata tardivamente, ma potrebbe essere proprio sul punto di sbocciare. Spiegava il cardinal Pie (1815-1880):

 "Il velo che copre il nome e la potenza del venerabile Giuseppe durante le prime età cristiane appare essere come il prolungamento del silenzio nel quale egli ha avvolto la sua carriera mortale; è la continuazione di questa vita ascolta, i cui splendori dovevano tanto più meravigliare l’intelligenza e il cuore dei fedeli, che la rivelazione ne sarebbe stata più lungamente contenuta".
A questo punto tutti dobbiamo «tornare a Nazaret» (Lc 2,39).
Tornare a Nazaret
Meditando sul mistero della vita nascosta, dobbiamo comprendere che, se Gesù ha passato trenta lunghi anni a Nazaret, non è stato solamente per preparare la sua vita pubblica, ma soprattutto per indicarci la strada da seguire. Gesù è infatti per noi «la via, la verità e la vita» (Gv 14,6) fin dal primo momento del suo concepimento, e non soltanto durante i tre anni della sua vita missionaria. Restando così sotto l’autorità di Giuseppe e di Maria, Nostro Signore ci invita a fare lo stesso: è a Nazaret, alla scuola dei genitori di Gesù, che il germe della vita divina ricevuto nel battesimo, può crescere, maturare, espandersi fino a portare tutto il frutto che Dio è in diritto di attendersi. Tutti dobbiamo essere molto desiderosi di crescere, come Gesù e con lui, «in età, sapienza e grazia davanti a Dio e agli uomini» (Lc 2,52), alla scuola della Santa Famiglia.
«Qualunque cosa dovesse dirvi, fatela»
Maria a Cana ha ripreso per Gesù le parole del Faraone riguardo al patriarca Giuseppe per invitarci a seguire suo figlio Gesù: «Qualunque cosa dovesse dirvi, fatela» (Gv 2,2). Ella non cessava mai di meditare nel suo cuore tutte le parole dell’Antico Testamento. Quando comprese che Dio le chiedeva di sposarsi con Giuseppe, Maria ripensò certamente e subito a tutte le parole dell’Antico Testamento che non avevano cessato di nutrire la sua giovinezza, e specialmente quelle consacrate al patriarca Giuseppe, venduto dai suoi fratelli a una carovana di ismaeliti diretti in Egitto, rivenduto a un funzionario egiziano, inviato dal Faraone a interpretare i sogni delle sette vacche grasse e delle sette vacche magre, guadagnandosi alla fine la fiducia totale del Faraone, che lo stabilì come suo primo ministro dandogli «autorità su tutto il paese d’Egitto».
Durante i sette anni di abbondanza, Giuseppe «raccolse all’interno delle città il cibo che veniva dalla campagna. Così Giuseppe stipò un’incalcolabile quantità di grano, come la sabbia del mare – veramente senza misura!». Ora, al capitolo 41 della Genesi leggiamo:
I sette anni d’abbondanza che c’erano stati nel paese d’Egitto finirono e cominciarono a venire i sette anni di carestia, come Giuseppe aveva detto. Ci fu carestia in tutti i paesi, ma in tutto il paese d’Egitto c’era del pane. Poi la carestia si estese a tutto il paese d’Egitto e il popolo gridò al faraone per avere del pane. Il faraone disse a tutti gli Egiziani: «Andate da Giuseppe e, qualunque cosa dovesse dirvi, fatela» (Gen 41,53-55).
Giuseppe, intercessore
Sono precisamente le parole che Maria avrebbe ripreso a Cana riferendosi a Gesù. In un certo senso, Maria è la prima che ci invita a rivolgerci a Giuseppe, a pregarlo, a fare quel che dovesse dirci, se vogliamo stare col figlio Gesù. Con Maria, con papa Francesco, andiamo dunque a incontrare Giuseppe; meditiamo con lui gli eventi della Santa Famiglia di Nazaret, imploriamo la sua protezione, domandiamo il suo aiuto, lasciamoci guidare da lui: egli intercederà presso il figlio Gesù per noi e per le nostre famiglie.
>>Tratto da Aleteia: Il grande avvenire della devozione a san Giuseppe (9/9) (aleteia.org)

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