60 anni di vita Consacrata

a cura di suor Giovanna Moschella, Cuneo
Suor Graziella Zocchi: 60 anni di Vita ConsacrataSono andata a trovare suor Graziella Zocchi, dopo appena otto giorni dalla celebrazione dei 60 anni di Professione religiosa.

Ho sentito il desiderio di scavare un po’ nella sua vita, con quattro domande per cogliere qualche perla della sua esistenza.

60 anni di vita consacrata: quali le gioie più profonde? E le fatiche più pesanti?
«Sono arrivata a questa tappa carica di vita piena, di incontri, di esperienze che mi hanno arricchita. La vita va vissuta in pienezza: “Non dare anni alla vita ma vita agli anni”. Questa è anche la fatica di coniugare psicologia e spiritualità per crescere come persona, nel rapporto con Dio e con i fratelli, le sorelle».

Il giorno del Giubileo: cos’è che maggiormente ti ha fatto vibrare il cuore?
«Un giorno splendido che ho atteso e preparato. Mi ha dato tanta gioia tutto ma soprattutto la coralità della celebrazione in Cattedrale, intima, sobria, ben preparata in tutti gli aspetti. La presenza dei miei cari, degli amici, delle sorelle. Tutti i momenti sono stati preparati con cura e con amore per farci sentire questo giorno “straordinario”».

Della malattia, che ti tarpa le ali dell’indipendenza, cosa ci dici?
«La mia vita fino all’ictus è stata lineare, a volte anche frenetica, movimentata. Quella di adesso è un’altra vita. Potevo non esserci più, ma grazie a chi si è preso cura di me ci sono, limitata nella mia indipendenza ma con le facoltà di pensiero, di espressione che mi fanno continuare a vivere le mie relazioni. Mi sono detta che Dio ha un progetto su di me. Non è stato facile i primi tempi, dovevo entrare in un’ottica diversa di vivere i ritmi della giornata, la preghiera, le relazioni. Ho cercato i modi per dare contenuto al mio tempo, per continuare ad essere “viva”, aperta al mondo e agli avvenimenti attraverso la lettura, i mezzi di comunicazione, la condivisione con le persone che sempre mi sono state vicine. Ho ridato senso alla mia consacrazione. Sto ancora cantando le meraviglie del Signore. Da tempo una preghiera che mi accompagna è il “Suscipe” di sant’Ignazio. All’inizio la pregavo con trepidazione, adesso sento di pregarla con pace e serenità, la canto dentro il mio cuore. “Prendi, o Signore, e accetta tutta la mia libertà, la mia memoria, il mio intelletto, la mia volontà, tutto quello che ho e possiedo. Tu me lo hai dato; a te, Signore, lo ridono. Tutto è tuo: tutto disponi secondo la tua piena volontà. Dammi il tuo amore e la tua grazia, e questo solo mi basta“».

Una tua frase di sintesi sull’essenziale della vita?
«Sono alcune delle idee-forza.
“Bisogna battagliare per vivere”.
“C’è sempre una luce del Tabor in qualunque Getsemani”.
“Ciò che importa è vivere l’oggi. Il domani diventerà l’oggi”».

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