Strada facendo…

suor Enrica Moia, Istituto
L'urlo di MunchStrada facendo… ossia facendo strada con i fratelli e le sorelle toccati dalle ricadute della pandemia Covid-19.

A partire dal dicembre scorso abbiamo ripreso il cammino di ascolto e di preghiera nelle due parrocchie di San Lorenzo e di San Giuseppe di Collegno per rileggere, alla luce della parola di Dio, l’esperienza del dolore, della solitudine, della paura e del pianto che hanno accompagnato la nostra vita in questi ultimi due anni.
Ogni incontro era scandito da sguardi diversi. Un canto o un dipinto preparava il cuore. Una lettura, dal punto di vista umano, faceva obiettivo sul problema. La parola di Dio illuminava la vita. Questa, in seguito, veniva raccontata attraverso esperienze molto incisive e commoventi. L’intensità dell’incontro confluiva nella preghiera condivisa, che restituiva a ciascuno dei presenti il dono o la fatica del fratello e della sorella.
In Avvento il tema del dolore ci ha portati a contemplare il Natale, proiettato nella luce del Mistero pasquale. L’icona, analizzata dalla spiegazione spirituale, fissava lo sguardo su Gesù deposto nella mangiatoia-bara per dirci che la sua Incarnazione è finalizzata al dono di sé per ristabilire la nostra relazione con il Padre Misericordioso. Il Salmo 90 ci ha aiutati a crescere nella fiducia e nella speranza perché, nonostante tutto, “Mio rifugio è il Signore, mio Dio in cui confido”. Il Salmo ripete con insistenza che il Signore non si dimentica dei suoi servi, che per ciascuno ha desiderio di bene e di felicità, nonostante la fatica del vivere, tanto che lui stesso attraversa il dolore e la morte per ridonarci la Vita vera.
La solitudine ci è stata raccontata da un medico di base, che si è trovato a discernere come muoversi dinanzi ai tanti interrogativi posti dalla situazione pandemica. L’impossibilità di stare vicino ai famigliari per paura di contagiare; il bisogno di potersi consultare con altri colleghi, non soddisfatta per il sovraccarico di servizio, hanno isolato il mondo sanitario e reso necessario un affidamento totale all’amore del Signore. Anche Gesù ha vissuto la solitudine nel deserto, unico luogo dove lui non ci porta con sé. Una solitudine che lui riempie con la Parola per rispondere al nemico che tenta di farlo deviare dalla sua missione, cioè salvare l’umanità secondo la logica dell’essenziale, del non vistoso e nel riconoscimento dell’unico Dio. Una solitudine che si rivela feconda quando si vive come occasione per prendere consapevolezza di ciò che abita il cuore, di ciò che orienta le scelte, di ciò che anima le relazioni. 
L’urlo di Munch ha aperto la terza strada, quella del timore di affrontare la vita, come i discepoli sulla barca nel mare in tempesta. Anche la paura accompagna la vita di ciascuna persona. E, se da una parte limita e blocca l’agire umano, dall’altra è anch’essa opportunità di crescita e di cammino, di strada facendo. Infatti ci arrestiamo quando l’ignoto, ciò che è sconosciuto, che non si può progettare o programmare si affaccia all’orizzonte della vita. La paura contiene una forza ambigua che frena ogni sforzo nel raggiungere un progetto. Oppure spinge ad agire in modo affrettato, lamentandosi come i discepoli sulla barca. La paura è sempre un passaggio della vita in cui si mette al centro se stessi, come i discepoli che, pur avendo Gesù sulla barca, quasi non lo sanno riconoscere, ma soprattutto non riescono a fidarsi. «Non ti importa che moriamo?». Quante volte, anche noi, dinanzi alle situazioni faticose e impegnative ci lamentiamo e ci blocchiamo anziché mettere a frutto i doni che ci vengono continuamente elargiti! Solo così il futuro si apre alla speranza che supera ogni paura.
"Sono stanco di piangere", canta Matteo Faustini e, in pieno cammino quaresimale, strada facendo conduce i partecipanti alla tomba di Lazzaro. Il pianto di Gesù esprime il suo grande affetto per l’amico, ma esprime anche la sua fragilità di cui egli non ha paura o vergogna. Piangere non è il lato debole della persona, ma è partecipazione piena al cuore dell’altro, alla sua sofferenza e alla sua speranza.
Gesù piange facendosi carico di tutte le lacrime dell’umanità, anche quelle di oggi versate in Ucraina e in tutto il mondo, ma il suo piangere è per trasformare tutte le lacrime in sorrisi di vita nuova. È dal dolore della croce, dalle lacrime di Gesù che scaturisce, per l’umanità, la forza di amare, di condividere, di farsi carico delle lacrime dei fratelli. È dal lutto per quel Figlio che nasce la possibilità di ritrovare l’abbraccio del Padre, che tutti ci attende per una vita piena.
Strada facendo, abbiamo imparato che la vita non è solo fatica, pianto, solitudine e paura... Ma che sempre la Parola ci dona uno spiraglio di speranza e di futuro che siamo chiamati ad attendere e ad accogliere, continuamente.