Veglia pasquale secondo S. Agostino

Carlo Pertusati
Veglia pasquale nei discorsi di sant'Agostino“Vegliate nella madre luce e pregate il Padre dei lumi. Nella Veglia si celebra l’intero mistero di Cristo. Molti conoscono un’espressione di sant’Agostino,...

che qui leggiamo nel contesto dei suoi Discorsi. «Dobbiamo esser desti in questa veglia che è come la madre di tutte le sante veglie e nella quale tutto il mondo veglia!» (219,1). «La veglia di questa notte è così grande da meritarsi quel nome come proprio, mentre per le altre è comune» (221,2). Egli illustra uno scenario in cui veglia «sia il mondo nemico, sia il mondo riconciliato» (219,1). Immaginiamo la città di cui Agostino è vescovo, Ippona (attuale Algeria), all’inizio del sec. V e gli altri luoghi in cui è presente una comunità cristiana, quando il fuoco di Pasqua illumina la notte. «La celebrazione di questa veglia in tutto il mondo è tanto luminosa da costringere a vegliare materialmente anche coloro che nel loro cuore non dico che dormono, ma sono sepolti in una tenebrosa empietà» (219,1).
Agostino invita a rimanere ben svegli. «Stiamo ben desti per tutto quel tempo in cui egli per noi dormì» (223/B,2). «Vegliate nella madre luce e dal seno della madre luce pregate il Padre dei lumi» (222,1). «In questa notte, noi stessi dobbiamo essere lampade accese» (223/K,1). La notte è caratterizzata dall’ascolto di «molte letture divine» (223/A,1) e alle prime luci dell’alba si celebra l’Eucaristia. Per quanto esistesse già il triduo pasquale, Agostino e gli altri Padri della Chiesa dei sec. IV e V mostrano che la Veglia pasquale non è semplicemente il terzo atto del triduo, ma la celebrazione dell’intero mistero salvifico di Cristo a partire dall’incarnazione e in particolare della sua morte e risurrezione. «Siccome il Signore nostro Gesù Cristo ha reso glorioso con la sua risurrezione il giorno che aveva reso luttuoso con la morte, noi, rievocando i due momenti in un'unica commemorazione solenne, vegliamo ricordando la sua morte ed esultiamo aspettando la sua risurrezione. Questa è la nostra festa annuale, questa è la nostra Pasqua» (221,1). Questo è anche evidenziato: dalla lettura del testo paolino “Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato” (1 Cor 5,7).
Dall’amministrazione dei battesimi, con il rito dell’immersione, simbolo dell’unione alla morte del Signore, con cui si risorge uscendo dalla vasca battesimale. In alcune regioni dalla lavanda dei piedi dopo il battesimo. Agostino riflette anche sull’unicità dell’immolazione di Cristo e sul significato dal rito. «Noi diciamo che la Pasqua è avvenuta una volta per sempre e che non si ripeterà più; parlando secondo la solennità, diciamo che la Pasqua viene ogni anno» (220,1).