I meriti infiniti di Dio [3]

suor Patrizia Graziosi
Fedeltà nelle piccole cose, secondo padre MédailleLa massima 5 del primo capitolo termina così: “… in realtà tutto è nulla davanti a Dio e, per quanto grandi possano essere i servizi che gli rendiamo,...

sono sempre di gran lunga inferiori e molto piccoli se pa­ragonati ai suoi meriti infiniti”. “Tutto è nulla davanti a Dio”: padre Médaille ci sta ricordando che il dono perseverante di tutta la vita avviene con l’offerta delle piccole cose che la costituiscono: due monetine, come quelle della vedova del Vangelo di Marco (12,41-44). Non si tratta di grandi gesti, che Gesù chiama «superflui», come quelli dei ricchi. E il termine “superfluo” deriva dal latino «superfluus»: «super» vuol dire «sopra», «fluus» viene da «fluere» ossia «scorrere». Superfluo richiama, dunque, gli aspetti “marginali” della vita, quelli che “scorrono sopra” senza arrivare a fondo. La vedova ci richiama la «fedeltà nel poco». La «monetina», che costituisce oggi la nostra vita da offrire insieme a Cristo, se «gettata» con il Signore, se «deposta» nel «tesoro» del suo amore, questa giornata, istante per istante ha un valore infinito, come uno spicciolo d’oro incorruttibile che risplende già per l’eternità. Come scrive, infatti, sant’Ambrogio: «Dio non esige il valore del metallo luccicante, ma quell’oro che nel giorno del giudizio il fuoco non può consumare».
E anche se in questo cammino un po’ andiamo avanti e poi ci fermiamo e poi torniamo indietro e infine riprendiamo a procedere in avanti, “i meriti infiniti di Dio” sono il nostro sostegno, il nostro viatico. Questo perché sono la memoria del suo amore infinito per noi, sono come la traccia, nella nostra storia personale, di un amore abissale, di un Dio che sempre ci raccoglie e che ci ha «predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio» (Romani 8,29).