Chiamati a essere famiglia carismatica

Silvia Micioni, Cuneo
famiglia carismaticaCi siamo ritrovati a Susa per un weekend di “Famiglia carismatica”, il 17 e il 18 settembre 2022. Due giornate emotivamente molto sentite da tutti i partecipanti.

Mi è stato chiesto di condividere una breve riflessione su ciò che la formazione, vissuta insieme in questi due giorni, mi ha suscitato e mi ha lasciato. Nonostante, alle volte, non sia semplice esprimere a parole ciò che sono i complessi pensieri e sentimenti provati, cercherò di farlo con molta spontaneità e senza troppi filtri o timori sul risultato … del resto è così che accade in famiglia.
Ho vissuto un forte momento identitario di famiglia, che ha esplicitato quella che possiamo definire una sorta di appartenenza al Piccolo Disegno. Ogni attimo trascorso (momenti di preghiera, di condivisione, di gioco, di formazione) è stato di arricchimento, grazie alla riflessione di ciascuno dei presenti su diversi punti. In particolare, l’intervento di suor Patrizia Graziosi, ha evidenziato come sia necessario sviluppare sempre più la sensibilità verso il Piccolo Disegno come parte integrante della Famiglia carismatica (sorelle e laici insieme). È un cammino che porta a una sempre maggiore “unità” nel vivere il Carisma di padre Médaille, con occhi attenti alle sue origini.
Gli “atteggiamenti” che porto in cuore dopo questa esperienza e che mi propongo di vivere nella mia quotidianità sono principalmente due. La preghiera e la cura, intesa come custodire. La preghiera, che ha fatto da sfondo e da base al weekend, perché l’avere fiducia, il credere, il desiderare conduce a pregare e la preghiera suscita e accresce fiducia, desiderio, credo. Pertanto, ritengo che investire nella relazione con Dio ci aiuti a vivere profondamente la realtà in cui siamo immersi e ci fa talmente tanto bene, che aiuta anche chi ci sta accanto.
Dell’aspetto del prendersi cura dell’altro - e penso a tutte relazioni che sono e saranno un dono nella mia vita - ne colgo la vera bellezza, solo nella misura in cui io sono disposta anche a sacrificare un po’ di me stessa. In modo che l’altro possa emergere in tutto il suo splendore. Gentilezza e autenticità d’ intenti, in uno sguardo non giudicante, ma di benevolenza, permettono di accogliere l’altro nella sua diversità, nella sua ricchezza. È importante sapere accogliere l’altro non in quanto moglie, marito, suora, consacrato…, ma in quanto persona degna di essere amata e capace di amare.
In quest’ottica le due giornate sono state una ricchezza enorme. Anche il senso dell’appartenenza alla Famiglia carismatica del Piccolo Disegno ne trae giovamento. Perché è così che si “allarga la tenda” e si accrescere la comunione in Cristo Gesù.