suor Patrizia Graziosi
È l’alba. Il cielo si illumina di un debole chiarore tingendosi di rosa e il girasole volge la sua corolla verso oriente.
Durante il giorno, quasi seguendo il movimento apparente del sole, ruota verso ovest per infine tornare nella posizione di partenza quando il buio ricopre ogni cosa. Giorno e notte il girasole segue un suo “orologio” interno che lo orienta verso l’astro dorato e vive della sua luce.
Così è anche per noi: noi viviamo della luce che è Cristo. “Illuminami, Gesù, con la tua luce” (EC I,IV), avvolgimi del tuo splendore, invoca padre Médaille nella preghiera. Se l’apostolo Giovanni, nella sua prima lettera (1,5) definisce Dio come “luce”, Matteo nel suo Vangelo (5,14) scrive dei discepoli: “Voi siete la luce del mondo”, una delle più belle definizioni dell’essere umano. Voi non dovete diventare luce, perché in un modo misterioso e grande, già siete luce. Forse padre Médaille direbbe: voi siete “l’ombra della luce” perché tutto quello che vi è di bello e di buono altro non è che l’ombra del fulgore divino.
“Fa’ che io riceva il tuo Spirito per essere da lui riempito della luce della tua grazia” (EC II, VIII), prega ancora padre Médaille. A lui fanno eco le parole di Edith Stein: “Spirito Santo, eterno Amore, che sei dolce Luce che mi inondi e rischiari la notte del mio cuore”. Se discendo in profondità verso la cella segreta del cuore, là scoprirò una lanterna accesa che illumina ogni mia oscurità, un braciere ardente capace di sciogliere il gelo dei miei inverni: è lo Spirito Santo che ha preso casa in me. Io sono luce per grazia. [1] [2] [3]
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