Abbiamo partecipato al weekend
«Condivido il silenzio di Dio. Non è scontato che quando chiedo qualcosa a Dio, subito arriva la risposta.
Allora mi sono chiesto: perché Dio non ascolta, non mi risponde? Dov’è la mia fede? Dio ha tutto il diritto di farmi aspettare, anche perché quello chiedo magari non è buono. E a volte faccio i capricci come un bambino. Quando chiedo al Signore voglio subito la risposta, mentre invece devo avere pazienza e aspettare. Mi viene da pensare che Dio non è buono, ma non è così. Sono io che devo ridimensionarmi un po’. Domandarmi quale può essere il motivo per cui quella cosa non arriva. Accettare che non sempre ciò che chiedi viene ottenuto, nei tempi che decidi. Dio fa bene ogni tanto a stare in silenzio, la tua fede è così provata».
«Come tutti subisco dei torti e ho sempre ritenuto di essere una persona che perdonava facilmente, forse non tanto per virtù, ma più per pigrizia. Faticoso ricordare cosa ti hanno fatto. La meditazione di questa mattina mi ha aiutata a capire che quando ricevevo un’offesa, sì perdonavo. Però raccontando fatto, avevo sempre la stessa stizza di quando è successo. Mi sono sempre chiesta come mai se avevo perdonato continuavo a provare questo sentimento? Ho capito che la mia era una logica di contabilità: “Mi hai offesa? Ti perdono”. Ma il Signore, che chiede di farlo 70 volte 7, mi invita a perdonare con il cuore. Nella parola cuore c’è un universo. È questa la cifra che fa sì che il perdono sia sovrastante l’offesa. Perché fino a quando c’è la logica del solo dimenticare io continuo a stare un po’ nell’offesa. Con pazienza cercherò di cambiare».
«La frase di Osea mi ha colpito, mi sono sentita chiamata a guardare in alto. È una richiesta di pazienza, come il Signore ha nei miei confronti. Soprattutto devo continuare a coltivare la relazione che ho con lui: è una relazione che mi fa vivere».