Serenella Ruggeri, laica PD, Istituto
La Chiesa il 19 marzo festeggia la solennità di san Giuseppe, umile falegname, sempre pronto a fare la volontà di Dio manifestata a lui in vari modi e momenti.
Viene proclamato da Pio IX, nel 1870, Patrono della Chiesa universale per il suo ruolo centrale nella storia della Salvezza; inoltre è pure Patrono dei lavoratori, per opera di Pio XII. Infatti, Giuseppe ha lavorato onestamente per garantire il sostentamento della sua famiglia, facendo del lavoro una partecipazione all’opera stessa della salvezza. Infine è Custode del Redentore e Patrono dei papà come capo della sacra Famiglia, nella quale nacque Gesù.
Papa Francesco definisce san Giuseppe il padre amato, il padre nella tenerezza, nell'obbedienza e nell'accoglienza, sempre nell'ombra. Una paternità esemplare e silenziosa, sempre accanto a Gesù con fede, obbedienza e disponibilità, accettando i piani di Dio. Cominciò a scaldarlo nella povera culla della stalla, lo mise in salvo in Egitto, quando fu necessario; si preoccupò di cercarlo dodicenne nel tempio, lo ebbe con sé nel lavoro di falegname, lo aiutò, con Maria, a crescere in “sapienza, età e grazia” (Lc. 2,52).
San Giuseppe, sposo di grande umiltà, che accetta Maria come sposa, incinta per opera dello Spirito Santo e quindi accoglie i misteri della salvezza. Uomo che ha sempre preferito il bene della sposa e del figlio, non come dovere e sacrificio, ma come dono di sé.
Tutto questo ha fatto della figura di Giuseppe il fulcro della cristianità, nonostante i Vangeli ne riportino pochissime parole. Giuseppe tace sempre, è il «credente silenzioso», come ci ricorda sant’Agostino, non perché fosse taciturno, ma per “lasciare spazio alla presenza della Parola fatta carne, a Gesù”.
Anche noi siamo chiamati a lasciare spazio alla Parola di Dio seguendo l’esempio di Giuseppe, in particolar modo nell’oggi che stiamo vivendo. Siamo contagiati da una “società dell’immagine”, dell’apparenza, quasi una ricerca ossessiva del mettersi in mostra e del dimostrare di essere i migliori. Dovremmo invece seguire l’insegnamento che questo grande santo ci dona. Lui è la prova che per essere grandi non è necessario mettersi in mostra; che per essere buoni e autentici seguaci di Cristo non occorrono «grandi cose»; che nella vita di tutti i giorni è sufficiente avere virtù comuni, umane, semplici, vere e autentiche.
Ma, ancora di più, Giuseppe ci insegna il silenzio che non siamo abituati a praticare nella nostra vita. Sperimentare il silenzio ci spaventa, mentre invece è l’atteggiamento che ci apre all’ascolto della Parola e a far sì che la nostra mente non sia occupata dalla frenesia del mondo che gira intorno a noi.
Preghiamo san Giuseppe perché, con la sua intercessione, accresca il nostro amore verso Dio e verso il “caro prossimo”.