La profezia dei Consigli evangelici

suor Teresa, Chambéry
Profezia dei Consigli Evangelici - Formazione Loano - aprile 2024“Vino nuovo in otri nuovi”. I consigli evangelici: una profezia per l’oggi? È il tema proposto dalla Commissione di formazione alle suore della Federazione nate dal 1950 in poi.

Tre giorni vissuti nella fraternità, in modo semplice e disponibile, per accogliere la novità dello Spirito e gli stimoli dell’intervento di don Gianluca Zurra. Molti sono stati gli input che ci hanno portato a riflettere sul come vivere i consigli evangelici, in questo momento attuale della storia. Siamo state condotte a prendere atto che i voti sono un’esigenza dell’anima, ma l’anima nella storia, perché non ci separano. Anzi ci legano con la vita di tutti, perché generano comunione e non sono fine a sé stessi, ma a servizio di tutti.
Una sottolineatura, forse un po’ dimenticata, l’abbiamo ritrovata nella Perfectae Caritatis nella quale si evince i consigli evangelici in termini di libertà di cuore (castità); di fiducia nella Provvidenza (povertà); di esercizio responsabile dell’autorità come servizio (obbedienza); saldandoli con la specificità della vita comune (fraternità) e aprendo anche a nuove prassi con i laici.
Nella Lettera Eucaristica, padre Médaille descrive i voti a partire dalla saldatura con la centralità dell’Eucaristia, accostando la povertà alla contentezza. La castità non cancella la corporeità, ma conduce alla purificazione dei sensi: L’obbedienza è fondata su quella di Gesù verso di noi per amore, allargando lo spazio del servizio.
Un passaggio molto importante è stato quello di Perego che, nel suo testo Icone viventi non di un “più” ma di un “già”, mette in risalto che la vita Consacrata non è tanto icona vivente di un “più”, ma di un “già”. Essa è memoria evangelica della nuova alleanza operante nella storia e la sua urgenza è la profezia.
In quest’ottica, l’autore ci presenta i consigli evangelici come affetti per Dio che illuminano il futuro:

Nel concludere il suo intervento, don Gianluca si è espresso in una modalità del tutto inusuale. Il pensare che la vita religiosa sia simile alla presenza del “discepolo amato” che, nei tornati più critici e delicati della sequela, tiene “aperta la tomba e la sua pietra pesante” anticipando il futuro. Quando siamo tentati di rinchiudere, cercando di avere di nuovo tutto sotto il nostro controllo, i molteplici carismi della vita religiosa, se sono vissuti autenticamente, sono lì a riaprirla per tutti. Perché il futuro di Dio possa sempre e semplicemente ricominciare.
È un augurio che abbiamo accolto con tanta gioia, con la speranza di abbandonare gli otri con il vino vecchio. Di allargare gli otri nuovi, per fare spazio al vino nuovo: il Regno di Dio.