suor Patrizia GraziosiQuando il fuoco è pronto, basta una scintilla per far scoppiare un incendio. Così avvenne nella vita di Ignazio di Loyola, cavaliere della Corte Reale di Spagna.
A 30 anni, durante l’assedio di Pamplona una palla di cannone lo ferì gravemente ad una gamba arrestando la sua corsa. La lunga convalescenza lo costrinse a mettere ordine nella sua vita e, cambiando sguardo, a iniziare una nuova sequela dietro al vero Re. Definendosi il Pellegrino, Ignazio insegnerà al mondo come si serve, come si ama, quale sia la vera Gloria da conquistare nell’umiltà.
Forse oggi, che di lui facciamo memoria, ci chiederebbe, con la sua eleganza innata, se sullo stemma del nostro cuore resta incisa la scritta “di Gesù”, la nostra appartenenza mai appannata. Perché la tentazione di metterci al centro è sempre attuale. “Sono stato io ad amarti per primo” disse Gesù a quel soldato di nome Iñigo. Ci sono giorni in cui il vento è a favore e ci si dimentica di “essere stati amati”, preceduti dalla Grazia, come direbbe padre Médaille, suo carissimo figlio ed erede spirituale.
Lasciarsi conquistare da Cristo è il cuore della nostra esperienza. E lui è primo, sempre. In spagnolo una parola lo spiega bene: “El nos primerea”, lui ci “primerea”. È l’ordine del fine, della meta, del sapere dove andare e come. Allora, soffiamo sulle nostre braci, ravviviamo il fuoco, mettiamoci alla presenza di un Dio inatteso, capace di stupire e di rimetterci in cammino.
Accompagni il nostro cammino l’intercessione di sant’Ignazio, di padre Médaille, dei Santi Gesuiti, che continuano ad insegnarci a fare tutto, con umiltà, “ad maiorem Dei gloriam”.