suor Liliana Renaudo, Chambéry
Suor Silvia mi ha posto una domanda retorica: «Che colore vuoi del foglio, per scrivere una risonanza?» …
Non ho più avuto scampo. Per una volta volevo essere solo “utente” niente da fare. Scherzo, ma non così tanto… Ho dovuto pensare che anche questo poteva essere un servizio. Intanto grazie a don Gianluca Zurra. Gli avevo detto che sarei venuta solo al mattino per le meditazioni, poi visto che la lunghezza era compatibile con la mia resistenza, i contenuti profondi, ho partecipato a tutto.
Grazie per il linguaggio scorrevole, per i testi esistenziali che ci hai segnalato, per i riferimenti alla Parola e per la tua lettura concreta intelligente nonché motivante, che non lasciava tanto spazio alla fantasia o alle libere interpretazioni. Credo che ciascuna di noi sia stata interpellata da una lettura della Parola graffiante e viva, non fatta di pie esortazioni o di moralismi. Ci voleva! Ho apprezzato questo stile! Allora ti rinnovo il mio grazie! Mi hai aiutata molto al confronto con la vita e con il carisma di suora di San Giuseppe. Mi porto a casa tante riflessioni. Ne cito solo una sul testo che hai condiviso questa mattina. Sono le parole di R. Boyse, molto legato al testo della Parola che hai commentato. Cose sentite e risentite ma che lo Spirito ti fa gustare con più pregnanza, in certe occasioni della vita.
«La realtà dell’esistenza, le avversità e le tragedie che comporta, spesso appare minacciosa, difficile da accettare. In certi momenti, come tanti credenti, non ho aderito al di qua’ della vita: ho cercato di vivere come un eroe. Mi sono rivestito di una cappa di illusioni. Ho sorvolato la vita. Mi immaginavo di compiere meraviglie. Credevo che avrei salvato il mondo, dimenticando che il mondo è già salvato. Mi sono lanciato, come don Chisciotte, alla conquista del vento, sognando di Dio… così mi sono dimenticato di essere il fratello, l’amico fedele o la cincia che alcuni attendevano… ci sono devozioni che anestetizzano, ne ho fatto l’esperienza, e questo vale anche per gli impegni dell’apostolato. Inchiodato al suolo dal silenzio di Dio, mi tormentava una domanda “Chi ci farà vedere il bene?” (Sal 4,7) Ho compreso che il cielo è nell’uomo e che non c’è bisogno di cercarlo altrove … è da stupidi mancare l’occasione della vita che viviamo, perché la vita è l’unica occasione che abbiamo. Ho pregato Dio di accordami un terzo occhio per leggere il senso nascosto delle cose. Ho compreso che non c’è nulla da cercare altrove che nella profondità del quotidiano. Nell’uomo c’è qualcosa di più grande di lui. In questo io credo».