Una partecipante, Cuneo
Nella seconda relazione di suor Mariaelena Aceti sul tema dell’Ecologia, mi ha colpito la novità dell’essere interconnessi con tutto il cosmo.
Emerge, in questa svolta, un nuovo cammino spirituale. C‘è, quindi, da fare un cambiamento, “un salto”. Dalla centralità dell’uomo alla centralità di Dio, cioè uscire fuori da noi per scoprire Dio nel cosmo. È un sentirsi abbracciati da Dio nel cosmo. Allora anche la preghiera diventa un “sentirsi abbracciati e un abbracciare”. Assume una nuova apertura e un altro significato: incontrare e relazionarsi con Dio in ogni cosa.
Un altro aspetto che mi risuona forte è questo. Noi ci siamo sempre sentiti e definiti al centro del giardino, come era l’interpretazione della Genesi 2 di un tempo. Mentre siamo noi affidati alla terra ed è la terra che custodisce noi. Essa è un grembo che ci accoglie rendendoci solidali con tutta la creazione. Per intuire questa nuova dimensione, occorre una riconversione perché l’uomo anziché custodire si è fatto padrone, andando contro le leggi della natura stessa.
È necessaria una cura dello sguardo per imparare a vedere il mistero di cui siamo avvolti. È questa una sorprendente occasione e opportunità spirituale.
Amo concludere queste mie “impressioni” con una frase di Carlo Molari: «Non siamo ancora viventi, siamo un tentativo di vita che la vita fa. La Vita vuole renderci viventi».