suor Gemma Valero, ChambéryAl Teatro Cottolengo di Torino il 25 gennaio u.s. si è svolto il Convegno CISM USMI del Piemonte e Valle d’Aosta.
Il tema svolto dalla relatrice, suor Katia Roncalli e dal relatore, Roberto pasolini è stato: “Vita consacrata, pellegrina di speranza tra già e non ancora”.
Prima parte
La relazione di suor Katia ha offerto profondi spunti di riflessione ma anche parecchie domande che mi hanno toccato il cuore.Verso dove sono rivolti i miei occhi? In Atti 3, Pietro e Paolo dicono allo storpio: «Guarda verso di noi». I nostri Istituti di vita consacrata hanno ricevuto questo sguardo, ma ora spesso si trovano ad essere quello storpio messo ai margini.
Oggi verso cosa, verso chi possiamo guardare? E cosa vediamo: il sepolcro o il giardino? E possiamo essere consacrati non credenti? Di fatto sì, perché la fede è un dono. Solo la fede ci permette di vedere le pietre come opportunità di ricostruire. Ma abbiamo memoria di ciò che siamo? Abbiamo memoria della nostra essenza? Il teologo J.B. Metz definiva la vita consacrata uno «shock ecclesiale terapeutico». La nostra missione è creare uno shock che guarisce, uno shock guidato dallo Spirito Santo. Siamo chiamati come vita consacrata a vedere/trovare insieme strade nel deserto, nelle periferie, ai margini perché lì siamo nati.
Le vie di pellegrinaggio proposte da suor Roncalli hanno suscitato in me altre domande: cammino con la mia comunità religiosa respirando con la Chiesa? Cresco in adultità o resto in un’obbedienza infantilizzante? Mi formo teologicamente e vivo il dialogo culturale? Alzo la voce per chi non ha voce o solo cerco di rimanere a galla tra tante problematiche?
La relatrice ha sottolineato 3 urgenze.
A parer mio anche da queste proposte possiamo far scaturire ulteriori domande.
Sento il bisogno di scuotermi? Desidero camminare di più insieme? Tento di esprimere in comunità i miei dubbi, le mie fatiche, le mie speranze?
Seconda parte
Raccontando una sua semplice avventura in cui aveva perso l’autobus, padre Pasolini ci ha invitato a gestire il nostro ritardo. Sì, abbiamo perso tempo! Ma possiamo riconoscere il tempo che viviamo come un’occasione per cambiare i nostri progetti, per far morire un po’ le nostre aspettative, perché il morire, per noi, fa parte della Pasqua. Stiamo passando in un venerdì Santo meraviglioso in cui dobbiamo fare la semina del chicco di grano che muore … Quando finisce l’esperienza umana di Gesù (sulla croce), comincia quella della Chiesa. Per esempio: possiamo lasciare morire bene certe nostre opere e strutture e veder nascere, poi, cose bellissime.
Ma questo tempo come lo giudichiamo? La fede si vede anche dal modo con cui si guarda la realtà.
Mi ha colpito molto la seguente riflessione che riporto non testualmente, ma secondo i miei appunti. “La vita consacrata deve garantire la libera concretezza evangelica della gratuità, riprendendo il suo significato come appartenenza alla santità della Chiesa, anche quando ci sembra di non essere visti e di non servire a niente”. Mi è parso uno sguardo positivo al nascondimento di cui parla il nostro fondatore Jean-Pierre Médaille. Dio, nostro Padre, ci guarda, ci valorizza, ci ama e questo ci aiuta a vivere la libertà interiore, anche quando non siamo apprezzati, riconosciuti, ringraziati.
Abbiamo, poi, bisogno, sottolinea fra Roberto, di riscoprire la bellezza dello stare insieme, di gioire e di essere amici, riqualificando la vita comunitaria che sa fare scelte insieme, che riscopre il Battesimo che ci accomuna: re-immergerci insieme!
Tre inviti possono aiutarci: 1. Riappropriarci della nostra debolezza, del nostro limite, recuperando la piccolezza evangelica (altro aspetto caratteristico del nostro Carisma); 2. Permettere agli altri di farci del bene, dare opportunità di vivere la gratuità (es. volontari) e lasciar vivere il nostro Carisma dai laici; 3. Vivere un sano e delicato rigore al nostro interno, attraverso dialoghi autentici, attraverso uno stile di verifica, attraverso la correzione fraterna non per esprimere ciò che ci dà fastidio, ma per custodirci e per capire se si è persa la “postura dei figli di Dio”.
Tutto ciò con uno sguardo di affetto, simpatia e amore, approfondendo il Vangelo che ci aiuterà a cambiare!