Fratelli tutti: una scossa alle coscienze [1]

di suor Maria Giovanna Titone, Chambéry
Enciclica di papa Francesco: "Fratelli tutti"Prima di sedermi e mettere insieme delle idee per commentare la Lettera enciclica sulla fraternità e l’amicizia sociale, Fratelli tutti, ho voluto ascoltare.

E ho ascoltato tante voci! Voci più autorevoli della mia, voci polemiche, che si sono levate già prima che l’enciclica venisse pubblicata, per il suo titolo, ritenuto non inclusivo. Voci che reputano questo testo banale, ridondante, che non prende in mano le responsabilità della Chiesa stessa nei processi di esclusione e di emarginazione. E voci che tacciono, davanti alle parole del Papa, perché vogliono contemplarle.
Tante voci, a cui mi sembra anche superfluo aggiungere la mia!
Ecco perché mi limito ad invitarvi a leggere il testo e ad ascoltare quello che suscita dentro di voi. Nella speranza di potervi incuriosire, mi lascio accompagnare proprio dall’icona biblica scelta dal Pontefice: la parabola del buon samaritano nel Vangelo secondo Luca al capitolo 10, versetti da 25 a 37.
Spero sia chiaro a tutti che tutto il magistero di papa Francesco, così come ogni sua parola e gesto ordinario, abbiano espresso una scelta di fondo: quella di schierarsi dalla parte degli ultimi, degli esclusi, di coloro che la nostra società considera scarti. Il Papa è schierato, sì, dalla parte delle vittime, di quegli uomini e donne senza nome, come l’uomo vittima dei briganti della parabola, che giacciono sotto i nostri occhi, ormai abituati a giustificare l’indifferenza, la non curanza, il rifiuto.
Il prossimo per papa Francesco – in continuità con il Vangelo – non è solo chi abbiamo accanto, colei o colui con il quale, nella peggiore delle ipotesi, facciamo fatica a relazionarci, no! Il prossimo è proprio colei e colui che non vorremmo vedere, la cui esistenza ci sconvolge, ci pro-voca a fermarci, e, proprio per questo, ci fa fuggire, andare oltre, come il sacerdote e il levita della parabola. «Nella società globalizzata, esiste una maniera elegante di guardare dall’altra parte che si pratica abitualmente: sotto il rivestimento del politicamente corretto o delle mode ideologiche, si guarda alla persona che soffre senza toccarla, la si mostra in televisione in diretta, si adotta anche un discorso all’apparenza tollerante e pieno di eufemismi» (n. 76, cita il Messaggio in occasione dell’Incontro dei movimenti popolari a Modesto – USA, 10 febbraio 2017).
Il mondo non è certamente fatto solo di “briganti”, ma non basta un cristianesimo di buone maniere che guarda da lontano alle sofferenze delle donne e degli uomini.
Credo che questa possa essere una prospettiva da cui leggere il testo di questa enciclica, definita, socio-politica. Sì, è vero, il Papa si rivolge ad ogni donna e uomo di buona volontà, ai politici, ai governanti, a tutte le agenzie culturali, non solo ai battezzati, ma lo fa dal punto di vista di una Chiesa che per secoli ha considerato il mondo come nemico, dalla cui secolarizzazione difendersi. E questo deve essere tenuto in considerazione soprattutto da noi credenti, quando pensiamo “che la (nostra) grandezza consista nell’imporre le proprie ideologie agli altri, o nella difesa violenta della verità, o in grandi dimostrazioni di forza” (n. 91). [1] ...Continua [2]

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